Parole di gennaio. Poesia di William Allegrezza

William Allegrezza vive negli Stati Uniti e insegna all’Indiana University Northwest. I suoi lavori poetici, traduzioni, saggi e critiche letterarie sono stati pubblicati in vari stati, inclusi gli Stati Uniti, Olanda, Finlandia ed Australia e sono disponibili in molte riviste online, come Aught, Milk Magazine, sidereality, La Petite Zine, e The Drunken Boat. La sua silloge poetica lingo (2002) è stata pubblicata da suontic press e si può accedere al suo libro online Temporal Nomads (2003) sul sito xPress(ed) . È l’editore di moria, una rivista dedicata alla poesia e alle poetiche sperimentali, segue pure un blog: allegrezza.blogspot.com. Si è laureato con un Ph.D. in Letteratura Comparata presso la Louisiana State University.(read more_clicca sul titolo)

James Finnegan, poeta

James Finnegan vive a West Hartford CT. La poesia è per lui un’ossessione piuttosto che una professione. Lavora nel campo dell’assicurazione istituzionale finanziaria. Non molto frequentemente i suoi lavori poetici sono apparsi in pubblicazioni letterarie.

Nel 2001 ha fondato la NewPoetry List:
http://wiz.cath.vt.edu/mailman/listinfo/new-poetry.

Si può trovare il suo blog di aforismi al seguente link: http://ursprache.blogspot.com/

(read more_clicca sul titolo)

Intervista a Carlo Grenzi - Commissione Cultura Cai Sez. Bolzano

CARLO GRENZI – COMMISSIONE CULTURA CAI - SEZIONE DI BOLZANO

(2009) Siamo al giro di boa: con il concerto del Coro Rosalpina del Cai Bolzano, si è conclusa la prima parte del programma culturale organizzato da Carlo Grenzi, responsabile della Commissione Cultura del Cai Sezione di Bolzano.
Le prime cinque serate hanno avuto come protagoniste le avventure, le peripezie, le esplorazioni e le narrazioni di Cristina Castagna, Ermanno Salvaterra, Paul Pritchard e Walter Nones, terminando immersi nelle armonie del Coro Rosalpina. Ora lo stop dei mesi più belli e seducenti, dedicati dagli appassionati alla ”…lotta coll’Alpe…”. Le serate riprenderanno venerdì 11 settembre 2009 con Davide Berton, Elio Orlandi, il 18 settembre, Francesco Sauro, 23 ottobre, Michele Pontrandolfo, il 6 novembre e Flavio Zanella, il 27 novembre 2009. Ricordiamo che Le manifestazioni si svolgono presso l’Auditorium Roen alle ore 21.00 con ingresso libero.

Claudio Bocaccini in scena a Bolzano

Claudio Boccaccini, attore e autore romano, presenta anche a Bolzano, il giorno 7 novembre, all'Auditorium Torricelli, Bolzano, alle 21, per organizzazione di "La Comune" (la rassegna forcatiana, per dirla più comunemente) "La foto del carabiniere", incentrata sulle rappresaglie naziste contro cittadini inermi, accampando presunti "codici d'onore" (e di guerra) per giustificare le vendette contro le azioni partigiane, più che giustificate e non condannabili da alcun punto di vista.  

"La foto del carabiniere" è quella di Salvo D'Acquisto, eroico carabiniere immolatosi, nel settembre del 1943,  per salvare i prigionieri che i nazisti avevano destinato al plotone d'esecuzione; tra questi prigionieri c'era anche Tarquinio Boccaccini, padre dell'autore-attore-regista dello spettacolo, che ricostruisce la tragedia ma anche in termini "umoristici" e persino "comici" una vicenda dalla scia lunga, come sappiamo, dato che storicamente si è ancora impegnati, spesso in mezzo a impropri e improvvidi "revisionismi" e "riduzionismi" a discutere responsabilità, colpe, retaggi storici etc.(read more_clicca sul titolo)

La sorte dei soldati italiani in Russia nella II Guerra Mondiale

La sorte dei soldati italiani in Russia nella II Guerra Mondiale

 « Seconda Guerra Mondiale: la sorte dei  prigionieri italiani in Russia. Forse ora si può conoscere la verità»

1. Memorie

La strana storia del soldato B. Da Bolzano ai campi di prigionia di Stalin.

Oltre il danno la beffa. Quando tornò dalla prigionia in Russia, nei campi di lavoro e rieducazione politica di Stalin, non tornò subito a Bolzano, ma volle passare dal paese d'origine, in una valle trentina. E ci riuscì, dopo una vera e propria odissea ferroviaria. Era inverno, molti erano i chili,  di carne e sangue, le forze lasciate in Russia. 

La Legione cecoslovacca nella Grande Guerra

La Legione cecoslovacca nella Grande Guerra

PAGINE INEDITE SULLA GRANDE GUERRA IN REGIONE

 "L'armata silente. Imprese ed eroismi di irredenti adriatici e cecoslovacchi sul Lago di Garda". Questo il titolo dell'ultima ricerca sulla Grande Guerra firmata dal bolzanino Corrado Pasquali che da tempo si dedica allo studio e all'approfondimento di vicende che si sono consumate, su vari fronti, a cavallo dei cruciali anni 1914-1918. L'autore da sempre attento all'irredentismo adriatico o tridentino questa volta ha concentrato la sua attenzione sulle vicissitudini della Legione cecoslovacca (più di 25.000 uomini) che si schierò con gli italiani per la liberazione dalla dominazione austro-ungarica.

Arruolati loro malgrado nell'esercito asburgico, allo scoppio della guerra i soldati cecoslovacchi o scelsero la via della diserzione oppure si lasciarono sopraffare dai nemici. Disertori o prigionieri, i cecoslovacchi diedero vita a formazioni autonome che combatterono contro gli imperi centrali ad esempio, nel settembre del 1918, sul Doss Alto, posizione di considerevole importanza strategica tra Adige e Garda. Qui la VI Divisione composta esclusivamente da soldati cechi sostenne e respinse gli attacchi austriaci al comando del generale Andrea Graziani. Alcuni di loro presi prigionieri, furono processati come traditori e impiccati. Al termine del conflitto, nel dicembre del 1918, l'intero corpo ristrutturato in corpo d'armata venne infine ricondotto nella patria liberata.

Quarant'anni dopo il '68

Quarant'anni dopo il '68

 

Quarant'anni dopo il 1968: celebrazioni, apologie, ma anche anatemi, "ricordando con rabbia". Forse, al di là di ogni retorica, positiva e/o negativa, rimane da dire che molti leaders sessantottini sono diventati "altro": ... ... Daniel Cohn-Bendit, leader del Mai 68 a Parigi, ma di origini tedesche ed ebraiche (cosa che a suo tempo gli venne rimproverata aspramente), in Germania divenne un affermato politologo, commentatore TV (TV svizzera, per anni, rubrica libraria anche discreta), leader verde ultra-moderato e molto scettico sugli immigrati (cfr. il libro "Heimat Baylon", 1992), Joschka Fischer, che nel 1968 tirava molotov, è diventato ministro più volte, Mario Capanna, dopo una gimkana che gli ha fatto cambiare almeno tre partiti, sembra "attardato" tra scrittura e difesa del consumatore, sempre da protagonista; molto peggio era andata a Rudi Dutschke, leader studentesco in Germania federale, ferito a morte da un avversario politico (un nazista, per dirla tutta), morto circa dieci anni dopo.(read more_clicca sul titolo)

Riflessioni dopo un saggio di Vincenzo Calì su Cesare Battisti e la Grande Guerra

Riflessioni dopo un saggio di Vincenzo Calì su Cesare Battisti e la Grande Guerra

 Un saggio dello storico Vincenzo Calì, a lungo direttore del Museo del Risorgimento e della lottà per la libertà (oggi Museo Storico) di Trento, su "Cesare Battisti: la tragedia, la memoria, l'eredità. Cent'anni dopo il 24 maggio 1915", che è il numero monografico de "Il Margine", anno 35 (20159, n.5), ripropone i dilemmi dei socialisti, non solo di Battisti, di fronte alla questione nazionale, ma anche alla guerra:

A) Battisti, come tutti o quasi i socialisti del suo tempo (francesi, italiani, germanici, austriaci e di altre nazionalità) e forse di sempre, tendeva a un superamento della/e nazionalità ("L'operaio non ha patria", Karl Marx dixit e Marx per i socialisti del tempo era ancora determinante, pur se con varie "revisioni"), ma al tempo stesso era giustamente convinto dell'italianità del Trentino (non del Suedtirol/Alto Adige, su cui non si esprime se non raramente).

Un libro sulla deportazione nazista: "I vivi e i morti" di Mino Micheli

Un libro sulla deportazione nazista: "I vivi e i morti" di Mino Micheli

E' raro che un libro nasca da un militante e diventi un esempio di testimonianza (e di monito, si noti l'assonanza e la comune radice dei due lemmi) civile "forever": è il caso di "I vivi e i morti" di Mino Micheli (Milano, Mondadori, 1967), partigiano e militante socialista, nato a Leno (Brescia) nel dicembre 1902, che fu "ospite" del campo "di passaggio" di Bolzano e poi del Lager di Mauthausen, uscendone vivo e riuscendo a scrivere quest'opera, che è, appunto di testimonianza in primis etica e poi lato sensu "politica" contro la barbarie nazista.

"Straordinaria galleria di ritratti", la definisce giustamente Mario Bonfantini, critico e storico della letteratura, dove Micheli parla dei suoi "copains de l'orage", dei suoi co-deportati, di cui pochissimi ebbero la ventura di sortire dal Lager all'arrivo liberatore dell'esercito USA (senza l'arrivo dei soldati USA non ci sarebbe stata "liberazione", come anche in misura molto minore senza quello dell'Armata Rossa sovietica; ciò non toglie nulla al valore della Resistenza italiana, dove, come anche in questo libro, si riscopre l'importanza della componente socialista e di quella "liberal-socialista" e "liberaldemocratica" del Partito d'Azione, contro una visione a stampo unico, per cui solo i militanti comunisti sarebbero stati praticamente i soli resistenti...).

Subscribe to this RSS feed