Lingue vive, menti aperte: il QCER ha trasformato l’insegnamento linguistico

Per decenni, l’insegnamento delle lingue ha avuto una struttura ben definita: si partiva dalla grammatica, si memorizzava il lessico, si traduceva. Questo approccio, basato su solide competenze formali, ha dato risultati importanti e ha formato generazioni di studenti, ma, soprattutto, in un contesto scolastico in cui le occasioni di uso autentico della lingua erano limitate.

Con l’inizio del nuovo millennio la società e i bisogni comunicativi sono cambiati rapidamente. Già intorno al 2000, il Consiglio d’Europa stava diffondendo le prime versioni sperimentali e le linee guida preliminari di un nuovo strumento destinato a lasciare un segno duraturo: il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER).

Sciacquare i panni nell’Hudson: l’italiano tra globalizzazione e anglicismi

Sciacquare i panni nell’Hudson: l’italiano tra globalizzazione e anglicismi
Da Manzoni ad oggi, una riflessione sull’evoluzione della lingua italiana in un mondo sempre più interconnesso.

Nel suo celebre lavoro di revisione dei Promessi Sposi, Alessandro Manzoni descrisse il proprio processo di adeguamento linguistico come “sciacquare i panni in Arno”: un modo per ricondurre il suo italiano scritto a una forma viva e condivisa, ispirandosi al fiorentino parlato, considerato all’epoca il modello di riferimento.
A distanza di due secoli, la lingua italiana continua ad evolversi e trasformarsi, questa volta in un contesto radicalmente mutato: quello della globalizzazione, del digitale e della crescente influenza dell’inglese.
Nel linguaggio quotidiano, nel lavoro, nella pubblicità e nei media si assiste a un costante afflusso di termini inglesi. Alcuni esempi ormai diffusi includono parole come CEO al posto di “amministratore delegato”, feedback per “riscontro” o “opinione”, deadline per “scadenza”, escalation per “aumento” o “inasprimento” e de-escalation per “riduzione della tensione” o “distensione”, perfino crossword per “cruciverba”.
Molti di questi termini provengono dal mondo tecnologico, economico o manageriale e sono spesso veicolati da contesti internazionali dove l’inglese è lingua franca. La loro adozione può avvenire per diverse ragioni: praticità, rapidità di comunicazione, appartenenza a reti globali, aderenza a format e convenzioni internazionali.
La presenza di anglicismi non rappresenta necessariamente un impoverimento linguistico. Può essere letta anche come un segno della vitalità della lingua, che si adatta a nuove esigenze comunicative. Tuttavia, ci si interroga su quanto questi prestiti siano davvero indispensabili o se esistano alternative italiane altrettanto efficaci.

Il linguista Tullio De Mauro, nella sua Storia linguistica dell’Italia repubblicana (2016), ha osservato come: “Negli ultimi anni gli anglismi hanno scalzato il tradizionale primato dei francesismi e continuano a crescere con intensità, insediandosi (…) anche nel vocabolario fondamentale.” È irresistibile l’ascesa degli anglismi? - Tullio De Mauro - Internazionale

Questa analisi, come molte altre, fotografa un fenomeno linguistico in atto, che si manifesta non solo nei registri alti o specialistici, ma anche nella lingua d’uso comune. La lingua, come ogni organismo vivente, cambia con l’ambiente. In un mondo connesso, multiculturale e digitalizzato, non sorprende che l’inglese svolga un ruolo così pervasivo. L’Accademia della Crusca sugli anglicismi: intervista a Stefania Iannizzotto.

Oggi, quindi, non è più l’Arno ad offrire il modello di riferimento, ma forse l’Hudson, il Tamigi o il cyberspazio globale? La lingua italiana si muove tra eredità storica de innovazione, tra tradizione e adattamento. Osservarne il percorso significa comprenderne meglio le dinamiche ed i futuri possibili.
Più che una scelta da giudicare, si tratta di un cambiamento da esplorare con consapevolezza.

Franco Boscolo

Dalla lavagna all’algoritmo: l’UNESCO dedica la Giornata Internazionale dell’Educazione all’Intelligenza Artificiale

Ogni anno l'UNESCO celebra il 24 gennaio la Giornata Internazionale dell'Educazione, un evento che invita a riflettere sull'importanza dell'apprendimento come pilastro fondamentale per il progresso sociale, economico e culturale. Il tema selezionato per quest'anno ha posto l'attenzione su una delle trasformazioni più significative del nostro tempo: l'Intelligenza Artificiale (IA).

Marta Mani, "Storia della pedagogia clinica"

Un importante volume di Marta Mani, "Storia della pedagogia clinica" (Roma, Armando, 2024), oltre ad evidenziare le caratteristiche di questa scienza, che ormai ha ampiamente compiuto il mezzo secolo di vita, raccoglie gl interventi congressuali, di conferenze e di lavori svolti, anche in Su"dtitol/Alto Adige, a Merano, Bolzano, Bressanone, da parte di chi scrive questa nota, pedagogista clinico e da altre persone, quale professione d'aiuto e apporto culturale, dove i due ambiti non sono mai separati, ma anzi sempre strettamente uniti e implicantisi reciprocamente.

Eugen Galasso

Scuola elementare tedesca Goethe di Bolzano: la scelta di ghettizzare i bambini non di madrelingua tedesca ha aperto una polemica.

La decisione, per ora non ufficializzata, della scuola elementare di lingua tedesca "Goethe" di Bolzano di istituire una classe di soli bambini(e) di lingua italiana e bambini(e) extracomunitari a causa della loro insufficiente conoscenza della lingua tedesca, pur se motivata a livello didattico (è ovvio il riflesso negativo per l'apprendimento scolastico sui bambini di madrelingua tedesca presenti in classe (ndd)), può certamente apparire come una forma di ghettizzazione, visto il contesto e il momento in cui si colloca. (La soluzione non può essere l'esclusione da una classe dei "non madrelingua", ma la scuola deve individuare adeguate misure per integrare (ndd)).

Le motivazioni didattiche hanno certamente un peso e un rilievo, ma che la decisione sia stata presa in un momento particolare (pre-inizio dell'anno scolastico, ma anche ripresa dell'attività politica dopo la paura estiva) non può non significare nulla, visto anche l'interesse dei media nazionali.

Eugen Galasso

La tesi di Sgarbi su arte e artisti "fascisti" non è confermata dalle realtà, come si vede anche a Bolzano

Passato per molte peregrinazioni politiche (percorrendo quasi tutto l'arco costituzionale, in realtà), Vittorio Sgarbi, nuovamente sottosegretario alla Cultura dal 2022, nel saggio-pamphlet "Arte fascismo", Milano, La nave di Teseo, sostiene (è la tesi centrale del libro) che "Il Fascismo è l'opposto dell'Arte, ma non c'è Arte che il Fascismo possa limitare. L'artista non puo'essere mai, in quanto tale, fascista"(op.cit., p.23, ma e'anche in esergo al libro).

Ora, a parte il dogmatismo (magari paradossalmente "libertario", come Sgarbi ama definirsi) dell'affermazione apodittica, credo proprio che la realtà di certe opere d'arte (anche quelle massicciamente presenti a Bolzano, città "fascistizzata" con l'italianizzazione forzata imposta dal regime) contraddica quanto affermato dal critico d'arte, trattandosi di opere che, volendo riprodurre e copiare la grandezza della Romanità classica, ne rendono in realtà, tardivamente e comunque "fuori tempo", una riproposizione non necessaria nè richiesta.

Altra cosa è il razionalismo, ma qui il discorso si farebbe lungo...

Eugen Galasso

Rinuncia al Presepe: è un atto di rispetto delle altre culture o di rinuncia alla propria?

La volontà di taluni direttori di istituti scolastici e accademici, ma anche di vari negozianti, di "togliere" il presepe dalle rispettive istituzioni o dai negozi non costituisce una forma di rispetto delle altre culture, religiose e non, ma semplicemente la rinuncia alla propria cultura, cioè una volontà semplicemente suicida, foriera di effetti quasi certamente negativi.

Lo si è visto in tutte le realtà francesi, italiane, di altre nazioni, che hanno voluto ricorrere a tali metodi. Per motivi, non si sa bene, legati alla volontà di intercettare altre sensibilità o solamente per entrare in altri mercati.

Eugen Galasso

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