L'Alpe di Siusi, un esempio di adattamento ai tempi che cambiano
Lo scorso autunno, per celebrare il 50° anniversario del Parco Naturale Sciliar-Rosengarten, è stato realizzato un documentario che esplora la storia, la biodiversità, i paesaggi geologici, la cultura locale e le
sfide di conservazione di questa area protetta nelle Dolomiti italiane. Seguita alla premiere del film, il 12 giugno 2024, una “tavola rotonda con Arno Kompatscher (presidente della Provincia autonoma di Bolzano), Angelika Rainer (arrampicatrice), Michil Costa (albergatore e ambientalista), Valeria Pallotta (rifugista) e Georg Kaser (glaciologo e autore dell’IPCC).” (fonte: Premiere del film per il 50° anniversario: Il Parco Naturale Sciliar-Catinaccio, Siusi - Attività ed eventi in Alto Adige (suedtirol.info sia il film che la tavola rotonda si sono svolti in lingua tedesca).
Il documentario, presentato a Castelrotto lo scorso 12 Giugno, ha proposto una serie di contenuti significativi per la storia del parco e per il suo futuro tra i quali la storia del
medesimo, Istituito nel 1974, creato per proteggere la bellezza naturale e la biodiversità dell'area nonché la biodiversità dei diversi ecosistemi: il film mostra la flora e la fauna locali, inclusi aquile reali, cervi e fiori alpini, evidenziando l'interazione tra gli ecosistemi; la geologia e i paesaggi: sono presentate le formazioni rocciose spettacolari del Rosengarten e dello Sciliar, con spiegazioni dei processi geologici che le hanno create.
Affrontato il tema della cultura e delle tradizioni attraverso interviste con i residenti locali che illustrano la vita e le tradizioni delle comunità legate al parco, come l'alpeggio estivo; quindi temi cruciali: le
sfide e la conservazione. Il documentario discute le pratiche sostenibili per bilanciare turismo e protezione ambientale, e i progetti di ricerca per la salute degli ecosistemi assieme alle sfide per il futuro; viene esaminato il futuro del parco, con strategie per affrontare il cambiamento climatico e promuovere un turismo sostenibile, sottolineando l'importanza dell'educazione ambientale.
Ne abbiamo parlato con Marc Goller, scrittore ed esperto dell’altipiano il quale, entrando subito nel merito, ci spiega più nel dettaglio che L'Alpe di Siusi era sicuramente già utilizzata come pascolo per i contadini circostanti nel Medioevo. Ci sono anche ipotesi plausibili che sostengono che l'Alpe di Siusi sia stata largamente disboscata per creare pascoli. Era utilizzata solo in estate per l'agricoltura alpina e gli abitanti dei villaggi vicini la utilizzavano solo nei mesi estivi. In quel periodo, oltre mille persone vivevano sull'alpeggio per accudire le mucche e ricavare prodotti dal latte. I primi a stabilirsi sull'Alpe di Siusi furono i proprietari delle prime locande, circa 100 anni fa. Anche in questo caso, inizialmente si usava solo in estate e solo più tardi, con l'avvento dello sci, gli alberghi furono aperti anche in inverno.
Dunque l’alpe era già conosciuta e utilizzata nel Medioevo come pascolo.
Certamente, l'Alpe di Siusi, situata nelle Dolomiti italiane, come sappiamo è la più vasta alpe d'Europa, caratterizzata da prati verdi e panorami spettacolari. Durante il Medioevo, questa vasta area alpina veniva già utilizzata come pascolo per il bestiame dai contadini dei villaggi circostanti. L'alpeggio era un elemento cruciale dell'economia rurale alpina. I contadini sfruttavano i ricchi pascoli estivi dell'Alpe di Siusi per nutrire il bestiame, soprattutto bovini, che rappresentavano una risorsa preziosa per la produzione di latte, carne e pelle.
Ci spiega meglio la necessità del disboscamento?
Antiche testimonianze suggeriscono che l'Alpe di Siusi sia stata in parte disboscata per creare i pascoli necessari all'agricoltura alpina. Il disboscamento era una pratica comune nelle regioni alpine per ampliare le superfici coltivabili e i pascoli. I boschi venivano abbattuti e le aree liberate venivano convertite in prati e campi. Questo processo, che richiedeva grande sforzo e cooperazione tra i contadini, permise di espandere le aree utilizzabili per l'agricoltura e il pascolo, incrementando così la capacità di sostentamento delle comunità locali.
Un uso prettamente estivo dell’Alpe di Siusi? Tradizionalmente, l'Alpe di Siusi era utilizzata prevalentemente durante i mesi estivi per l'agricoltura alpina. Le severe condizioni climatiche invernali rendevano difficile l'utilizzo dell'alpeggio al di fuori della stagione estiva. Durante questo periodo, oltre mille persone si trasferivano sull'alpe per accudire il bestiame e produrre prodotti lattiero-caseari come burro e formaggio. Questa transumanza estiva era un fenomeno diffuso in molte regioni alpine, dove la vita e l'economia dei villaggi erano strettamente legate al ciclo delle stagioni e alle risorse naturali disponibili.
A quando risalgono i primi Insediamenti e lo Sviluppo Turistico? Circa un secolo fa, i primi insediamenti stabili sull'Alpe di Siusi furono costituiti dai proprietari delle prime locande. Queste strutture nacquero per accogliere i visitatori attratti dalla bellezza naturale e dalla tranquillità dell'alpeggio. Inizialmente, le locande operavano solo durante l'estate, offrendo ospitalità a turisti, escursionisti e villeggianti. Con l'avvento dello sci, l'Alpe di Siusi vide una trasformazione significativa. Il potenziale della regione per il turismo invernale divenne evidente, e gli alberghi iniziarono a rimanere aperti anche durante i mesi invernali. Le infrastrutture turistiche si svilupparono rapidamente per soddisfare le esigenze dei visitatori, con la costruzione di piste da sci, impianti di risalita e altre strutture ricreative.
I primordi di una significativa trasformazione economica e sociale? Sicuramente l'introduzione del turismo invernale sull'Alpe di Siusi portò ad una trasformazione economica e sociale della regione. L'agricoltura e l'allevamento, pur rimanendo importanti, passarono in secondo piano rispetto all'industria turistica. Questa nuova fonte di reddito permise alle comunità locali di diversificare la propria economia e migliorare le condizioni di vita. Il turismo portò anche a una maggiore valorizzazione del patrimonio culturale e naturale dell'Alpe di Siusi. Gli abitanti locali iniziarono a promuovere le tradizioni, la cucina e l'artigianato, rendendo l'alpeggio una destinazione turistica attraente non solo per le sue bellezze naturali, ma anche per la sua ricchezza culturale.
L’Alpe di Siusi, dunque, gode oggi di ottima salute? L'Alpe di Siusi rappresenta un esempio emblematico di come le regioni alpine abbiano saputo adattarsi e trasformarsi nel corso dei secoli. Da pascolo medievale utilizzato stagionalmente dai contadini, a destinazione turistica moderna, l'Alpe di Siusi ha mantenuto la sua importanza economica e culturale, evolvendosi in risposta ai cambiamenti sociali e tecnologici. La sua storia riflette la capacità delle comunità alpine di innovare pur mantenendo un legame profondo con le proprie radici e tradizioni. Ci sono delle criticità che vanno affrontate: esperti di conservazione e amministratori del parco stanno discutendo le strategie per affrontare il cambiamento climatico, proteggere la biodiversità e promuovere un turismo sostenibile. Da sottolineare l'importanza dell'educazione ambientale e del coinvolgimento della comunità nella protezione di questo prezioso patrimonio naturale.
Come spiegatoci presso il Centro Visite del Parco Naturale Sciliar-Catinaccio, il documentario non è attualmente visibile a tutti essendo in presentazione presso i Comuni del comprensorio (Castelrotto, Siusi
allo Sciliar, Fiè, Tires ecc.); nel prossimo autunno verrà proposto grazie a RAI 3 e successivamente sarà a disposizione del pubblico.
Franco Boscolo