Determinismo o processo stocastico? Questo è il problema? Ne parliamo con il prof. Bruno D'Amore

Affrontando la singolare disputa in merito all’insegnamento della matematica, ci pare proprio che di “problema” si tratti, stante la diversità, anche talvolta ruvida, delle opinioni.

Stiamo cercando di analizzare la profonda diversità di prospettiva tra le due, chiamiamole, mentalità: quella deterministica e quella stocastica.

Brevemente, la prima prevede che, in natura, nulla avvenga per caso e che tutto debba accadere secondo ragione, dunque nega il caso; la seconda, preso atto che l’accadere delle cose del mondo non segue, in assoluto, le regole della meccanica, si affida alla dinamica probabilistica, ai cosiddetti processi stocastici.

Lungi da noi aprire il vaso di Pandora della miriade di argomentazioni e implicazioni sia storiche, sia filosofiche lì in agguato, che si dipanerebbero legittimamente non appena si osa accennare all’argomento (basti pensare alla questione religiosa che irromperebbe senza dubbio sulla scena), non essendo questa la sede, vorremmo cercare di affrontare una sola questione e molto pratica, cioè cosa accade in classe con i nostri ragazzi: quale delle due “mentalità” viene indotta in classe (più o meno esplicitamente – ricordando che l’insegnante, nella sua azione didattica, non deve indottrinare, mai) nell’insegnamento della matematica? Sulla materia, si avviano discussioni serie con i ragazzi? Si generano confusioni e misconcezioni?

Da una parte i sostenitori della tradizione meccanicistica, dall’altra coloro che parteggiano per l’universo della matematica semi-induttiva, corpo del modello stocastico.
Al solito, Guelfi e Ghibellini; superando una difesa puramente ideologica o religiosa di questa o quella posizione, qual è la miglior didattica per i nostri ragazzi? C’è forse una terza via? O addirittura il tema è mal posto?

Abbiamo affrontato la questione con il professor Bruno D’Amore il quale risponde che:

Tema specifico a parte, il dilemma proposto evoca qualcosa di culturalmente e didatticamente molto più profondo, se si parla di scuola, di processi di insegnamento e apprendimento e di futuro atteggiamento critico dei nostri giovani studenti, futuri cittadini di una società sempre più complessa e compromessa.

Il compito della scuola e dei docenti non è quello di inculcare idee specifiche di parte, quali che siano, solo perché sono quelle coltivate e ritenute corrette da parte dei singoli docenti; e ciò per ogni tema, non solo quelli scientifici, per esempio quelli sollevati nella domanda.
Il docente professionale, responsabile e consapevole in caso di controversie ideologiche o tematiche, fornirà la chiave di lettura critica e tutti gli elementi affinché ogni studente, ogni singolo studente, arrivi a farsi un’idea propria.
In questo caso specifico, presenterà le due tesi opposte, mostrando per ciascuna pregi, difetti, verità e controversie. Se anche egli ha una sua scelta personale (ideologica o di pura simpatia epistemologica) non la proporrà allo studente come fosse la verità, ma solo come una delle possibilità.

Confondere il proprio credo con la verità assoluta è un crimine filosofico ma, peggio, in questo caso, è anche un crimine pedagogico. Sarebbe come imporre un autore di letteratura italiana come il più significativo in assoluto ben sapendo che ci sono mille altre idee diverse a proposito. Come imporre che 0 sia o no un numero naturale, ben sapendo che ciascuna delle due posizioni ha significative giustificazioni. Crescere giovani che sono realisti e non pragmatisti in filosofia, solo perché il docente è un esasperato platonista.

Le posizioni duplici sono tante: creazionismo – evoluzionismo (fra le più dibattute); adesso c’è anche l’opposizione fra Terra sferica vs piatta; Dio o non dio … In verità, alcune sono fanfaronate dal punto di vista scientifico (mi riferisco alla Terra piatta, per esempio, e al creazionismo). E allora il dibattito serio risolve tutto.
Altre sono pure modalità duali di affrontare i temi. Al docente, in generale suggerisco di prendere in esame il suo dovere pedagogico: in caso di due possibilità scientificamente, moralmente, filosoficamente, … opponibili (in modo serio), proporre il tema in profondità ma non rendere obbligatoria la posizione dei singoli studenti, che se la creino da sé, sulla base della cultura e dell’esperienza, entrambe in evoluzione.

Franco Boscolo

Last modified onMercoledì, 15 Maggio 2019 21:06