Giulia Gaggia

Giulia Gaggia

E tu, hai già pensato ai regali di Natale?

Non so voi ma a casa mia quando si comincia a parlare di Natale quasi tutti i componenti della famiglia vengono assaliti dall’ansia dei regali…

A me fare i regali in realtà piace… mi piace proprio il pensare e il trovare il regalo adatto, ed è una cosa che mi viene pure piuttosto bene!

Naturalmente, ora non vi svelerò ciò che ho pensato per questo 2022, ma volentieri posso condividere con voi qualche spunto dagli anni passati!

Per chi è amante del cinema, ad esempio, graditissimo è stato ricevere in dono un abbonamento al Cinema Capitol di Bolzano, grazie al quale regalarsi pomeriggi o serate di relax seduti comodi sulla poltrona rossa a gustarsi un bel film! Oppure regalare uno spettacolo particolare a teatro o il balletto…vi prometto che resteranno senza parole!

Rimanendo in Alto Adige cosa c’è di più bello se non godersi una nevicata ammollo nell’acqua calda in un’atmosfera accogliente e lussuosa? Beh, se ancora non ci siete stati vi suggerisco di fare un salto, un esempio tra i molti che ci sono, al Bad Schörgau, in Val Sarentino, dove oltre alla sauna finlandese, alla piscina e alle tinozze esterne vi aspettano trattamenti davvero speciali. Ottimo come regalo di coppia o anche come auto regalo ????!

Credo che non ci sia nulla di più bello che regalare qualcosa che resti, che non debba per forza essere un oggetto bensì un’esperienza da portare con noi, da ricordare e perché no da raccontare agli amici! Ben vengano dunque le degustazioni di vini o le cene gourmet, magari stellate, per chi ama la buona cucina o, come me e mio marito, è un grande fan di Masterchef. Per una sera, oltre a viziare il palato, vi sentirete come dei famosi critici gastronomici.

Per chi armeggia e adora l’home made credo sia davvero speciale scartare un regalo unico ed esclusivo realizzato proprio dalle mani di chi ci vuole più bene! Da un classico maglione o una calda sciarpa passando per cerchietti, delizie mangerecce, liquori, e lasciando libera la fantasia di chi ha il dono della creatività!

Per i nonni il grande classico è accompagnare il loro nuovo anno con le bellissime foto dei nipoti, raccolte in un bel calendario da appendere magari in cucina! Sempre restando in tema di fotografia anche uno shooting fotografico è un regalo originale e secondo me molto apprezzato!

Per chi invece viaggia tanto per piacere o per lavoro, penso soprattutto ai coraggiosi pendolari, un buon libro è sempre di compagnia, ancora più bello ricevere un supporto tecnologico capace di contenere migliaia di titoli da portare sempre con sé! Anche un abbonamento ad una rivista o ad un fumetto può essere un’idea diversa dal solito.

Come si sa un buon libro accompagna sempre un bel viaggio, dunque via libera a regalare magari un bel week end per Capodanno o una fuga in primavera come assaggio prima dell’arrivo delle vere vacanze estive. Bello anche regalare un biglietto aperto con destinazione a scelta del fortunato o fortunata che riceverà il dono.

Come dicevano gli antichi mens sana in corpore sano per cui via libera a trattamenti, massaggi, abbonamenti in palestra, lezioni di yoga, attrezzatura sportiva o week end sulla neve… A questo punto chi come me frequenta le palestre o ama correre lungo il Talvera sa che non c’è nulla di più bello che farsi accompagnare dalla musica o da un buon podcast; quindi, un’altra idea super gradita sono delle buone cuffie senza fili per sentirsi davvero libri di muoversi ovunque!

Una bella sorpresa può anche essere quella di regalare un corso, anche qui, tra i molti, penso a quelli offerti da CEDOCS: di lingua, di ballo, di fotografia, di cucito, di ceramica, d’acquarello, di scrittura creativa, insomma ce ne è davvero per tutti i gusti e secondo me è un regalo super originale ed inaspettato!

Una mia amica lo scorso anno ha ricevuto come regalo di Natale da una zia un appuntamento di aromocromia per scoprire quali colori donavano di più al suo incarnato. È un’idea che trovo bellissima da regalare ad un’amica, una figlia o una sorella! Esiste anche l’analisi della figura e dello stile per imparare a valorizzarci e a piacerci ancora di più!

Spero che questi piccoli spunti vi siano piaciuti ma soprattutto che possano piacere a chi riceverà il vostro regalo di Natale!

E ora via, perché, in fondo, fare un regalo non è mai stato così bello…

Giulia

Bolzano in mostra: Amore e Psiche di Antonio Canova

E' un martedì pomeriggio e fuori finalmente piove. Ho un’ora buca, come si dice, prima di dover andare a prendere mia figlia a scuola. Non ho nemmeno la palestra oggi e così mi dico che è l’occasione perfetta per visitare la mostra dedicata ad Antonio Canova.

Bolzano in mostra: Amore e Psiche di Giacomo Canova


Martedì pomeriggio e fuori finalmente piove. Ho un’ora buca, come si dice, prima di dover andare a prendere mia figlia a scuola. Non ho nemmeno la palestra oggi e così mi dico che è l’occasione perfetta per visitare la mostra dedicata ad Antonio Canova.
Ho poco più di un’ora ma sono certa che basterà! Varco le porte del Centro Trevi di Bolzano e vengo accolta con felicità davanti alla mia richiesta di informazioni riguardo alla mostra. Una signorina mi accompagna e mi spiega come muovermi e da dove cominciare.
Come ad una cena l’entrée è il biglietto da visita di ciò che seguirà, e subito si entra in contatto con la copia scolpita in forma 3d da un robot realizzata dal Gruppo di Magister Art. La riproduzione è fedele all’originale, anche se percepisco la finzione che soffoca un po’ lo stupore che normalmente provo davanti ad un’opera scolpita: quando ci si domanda come un uomo abbia potuto tirare fuori quella cosa li da un pezzo di marmo. Quando l’occhio stupefatto ammira le dita delle mani, le onde dei capelli, lo scivolare dei tessuti. Fermi ma allo stesso tempo mobili, vivi, scolpiti.
Salgo le scale ed entro nella sala principale della mostra. L’attenzione è subito catturata da loro: Amore e Psiche giacenti. Attorno alle pareti quadri e pannelli mi accompagnano nel viaggio rocambolesco e quasi leggendario che la scultura ha vissuto proprio attraversando Bolzano nei primi decenni dell’800, durante il tragitto che da Milano doveva portala a Monaco. Ma la storia mi racconta anche del gran tour che lo stesso Canova fece da Roma verso Vienna e poi in Germania, passando per il Tirolo, e dunque per Bolzano. Un tour fatto di malavoglia e, come si scopre, intrapreso solo per ricevere un vitalizio riservato ai grandi artisti del tempo. Sorrido. Tutto il mondo è paese.
I fatti mi vengono raccontati da un gruppo di studenti dell’ultimo anno del Liceo Classico di Bolzano. Si stanno preparando, presto arriverà una scolaresca e loro oggi faranno da Ciceroni. C’è brusio. A volte rileggo la stessa riga di descrizione del pannello due volte. Ma l’aria sa di vita, ansia, voglia di fare bene! E così inaspettatamente e completamente da fuori programma vengo accompagnata da questi ragazzi, che alternandosi, mi raccontano chi era Canova, la favola di Apuleio, mi riportano al periodo napoleonico con il Viceré d’Italia Eugenio Beaurnais, alla bottega del Canova a Roma dove uno dei suoi allievi riprodusse la copia dell’abbraccio tra Amore e Psiche, che ora è li davanti a me, nella sua bellezza e nelle sue imperfezioni. Mi raccontano di Karl Sigmund Moser, di un giardino segreto nel centro storico di Bolzano, e delle cronache di Giovanni a Prato, che nel 1868 colloca il gruppo di Amore e Psiche a Villa Margone a Trento, dove la storia si chiude.
Guardo questi ragazzi e mi rivedo con affetto e malinconia. Ripenso al mio ultimo anno di liceo, alla vita che stava per spalancarsi: all’università, alle responsabilità, agli esami. Sono stati bravi, semplici come si è a 18 anni, hanno messo passione nel loro racconto, cercando di coinvolgere anche la giovane e timida scolaresca.
Mi avvicino e li ringrazio. I fuori programma in un pomeriggio di pioggia sono sempre una bella sorpresa!

Nell’anno del bicentenario della morte di Antonio Canova, l'Ufficio Cultura della Ripartizione Cultura italiana celebra il genio indiscusso della scultura neoclassica con un'importante mostra presso il Centro Trevi di Bolzano. La mostra, curata da Roberto Pancheri e Michelangelo Lupo, resterà aperta al pubblico fino a domenica 27 novembre. Maggiori informazioni: https://bit.ly/3W31cUA
Ma chi era Antonio Canova? Antonio Canova nasce a Possagno, nel trevigiano nel 1757 e come i giovani dell’epoca si avvicina al mondo della scultura fin da bambino grazie al mestiere del nonno, che notando il suo talento lo avvia allo studio della scultura nella città di Venezia, dove oltre ad aprire il suo laboratorio riceve le prime importanti commissioni. Solo nel 1779 grazie ad un viaggio a Roma e agli scavi di Ercolano e Pompei rimane colpito dall’arte scultorea dell’epoca neoclassica che influenzerà per sempre le sue opere. Solo due anni dopo di trasferisce definitivamente a Roma, dove realizzerà le sue opere più famose, tra cui Amore e Psiche giacente nel 1793. Con l’arrivo dei francesi a Roma, Canova torna nella sua città natale dedicandosi alla pittura e visitando il nord Europa, in particolare Vienna. Grazie al ruolo di Ambasciatore a Parigi, incarico datogli da Papa Pio VII, Canova venne inviato a Parigi con il compito di raccogliere e riportare in patria le opere che erano state trafugate durante le campagne napoleoniche. Morì a Venezia nell’ottobre del 1822.

All'Eurac di Bolzano l’emozione dell’archeologia: il Museo Egizio raccontato dal suo Direttore

Quando da bambina mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande la mia risposta non è mai stata la parrucchiera o la maestra bensì l’archeologa. Chissà poi perché una bambina di cinque anni rispondeva così, eppure sono sempre rimasta affascinata da quei mondi lontani, ricchi di mistero, grandezza, modernità e crudeltà. Ricordo che la sera, prima di addormentarmi chiedevo a mio padre di leggere qualcosa per me, ma non la solita fiaba dei fratelli Grimm, io desideravo addormentarmi sentendomi raccontare degli antichi egizi, dei grandi Faraoni, del mistero delle piramidi. Crescendo, l’interesse e la magia di scoprire e studiare il mondo antico non mi hanno abbandonato di certo, anzi, ma quando dovetti scegliere cosa fare dopo il liceo, ebbi paura di intraprendere uno studio sì appassionato, ma (forse) con scarse certezze per il mio futuro lavorativo.

Martedì 4 dicembre, però, seduta sulla poltroncina dell’Auditorium di EURAC a Bolzano, ho pensato che forse quella passione avrei fatto bene a seguirla e che lo spazio per gli archeologi e gli studiosi in realtà esiste, soprattutto per quegli appassionati, e questo ascoltando la presentazione dell’attuale Direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, egittologo italiano classe 1975. 

In poco più di un’ora, Greco ha portato me e i tanti partecipanti in sala nel suo mondo, nel mondo del Museo egizio di Torino, della ricerca, della scoperta scientifica, e ci ha fatto riflettere sul ruolo che gli spazi museali ricoprono ai giorni nostri. Non solo archivio ed esposizione di reperti e opere antiche, bensì luogo di partecipazione, ricerca, formazione culturale aperta a tutti, e luoghi di formazione universitaria. Spazi e strutture capaci di dialogare e connettersi alla città e ai suoi cittadini, stranieri e nuovi abitanti inclusi.

Naturalmente non sono mancati i numeri e dati nella presentazione di Greco. Il Museo Egizio di Torino, è il più antico museo della storia egizia, e il secondo museo al mondo, dopo quello dei Cairo, che ho avuto la fortuna di visitare, per numero di reperti. Torino custodisce più di 40 mila reperti e di questi 270 sono mummie tra umane ed animali. L’esperienza accademica di Greco e la voglia di portare Torino e il Museo nel mondo, lo hanno spinto a collaborare con molti musei ed università straniere nell’ambito di diversi progetti internazionali. Ha esportato alcune collezioni in Canada, Russia e Cina, aumentando così il numero di visitatori del Museo anche al di furi dell’Italia.

Gli archeologi e i ricercatori del Museo Egizio di Torino sono presenti però anche sul campo, partecipando agli scavi a 40 km a sud del Cairo. Uno dei progetti che più mi ha emozionato è stato quello che Greco ha chiamato “dall’invisibile al visibile”. Grazie ad una strumentazione medica e a particolari programmi computerizzati è possibile oggi scoprire cosa si nasconde sotto le bende che ricoprono le mummie. E così ci appaiono amuleti, gioielli e ornamenti femminili. Gli stessi che da sempre ammiriamo scolpiti nella pietra o disegnati su i papiri. E anche questi ultimi raccontano infinite storie, a volte anche fin troppo intime e personali, come una lettera inviata al proprio amante in assenza del marito…

Grazie ad un altro progetto internazionale, infatti, i ricercatori del Museo Egizio hanno catalogato più di 26 mila frammenti di papiro. Il più grande archivio che sia mai stato conservato. Questi, minuziosamente catalogati, sono stati scansionati e condivisi con i partner di progetto, e con cura e pazienza, come in un puzzle, hanno ridato vita ad antichi documenti e lettere originali risalenti addirittura al 1350 a.C..

Un’altra grande emozione che Christian Greco ha voluto regalarmi è stata quella di “entrare” nella famosa tomba dell’architetto-capo Kha del faraone Amenhotep III (1543 – 1292 a. C.) e di sua moglie Merit. Ciò è stato possibile mettendo insieme i singoli fotogrammi realizzati all’inizio del ‘900 dall’egittologo Ernesto Schiapparelli e che oggi ci appaiono come un filmato. L’emozione è grande quando superato l’ultimo muro in pietra, appare questa piccola porta e si accede nella tomba rimasta perfettamente intatta e completa di tutto il corredo funerario. Sono rimasta a pensare all’emozione che possono aver provato nel 1906, Schiapparelli e i suoi collaboratori quando hanno aperto quella porta, trovandosi davanti ogni singolo oggetto, tunica, cibo, esattamente lì dove qualcuno lo aveva posto poco prima di chiudere la tomba.

Mentre fuori dalla sala dell'Eurac l’aria frizzante di dicembre abbracciava Bolzano, anche Christian Greco veniva abbracciato da un caloroso e lungo applauso che ha accompagnato la chiusura del suo intervento. Sono tornata a casa con la voglia di tornare a Torino, di organizzare una nuova visita dopo tanti anni al Museo Egizio, la cui visita da bambina era naturalmente nella lista dei miei desideri e che, prima del grande rinnovamento del 2015, ricordo di aver visto grande e polveroso. E camminando per la città quasi deserta mi sono chiesta chissà quale sarebbe stata la mia strada se nel 2005 avesse seguito il mio sogno di bambina.

Giulia Gaggia

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