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INSEGNAMENTO DELLA MATEMATICA: VAL PIÙ LA PRATICA DELLA GRAMMATICA? Un colloquio con don Mario Ferrari - presidente del Centro Ricerche Didattiche “Ugo Morin”

Un colloquio con don Mario Ferrari - presidente del Centro Ricerche Didattiche “Ugo Morin”.

Si delineano sempre più nettamente, in occasione sia di corsi d’aggiornamento professionale per docenti di matematica sul tema dell’innovazione didattica in matematica, piuttosto che di Seminari o Convegni ecc., le indicazioni della Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l'Autonomia Scolastica del MIUR: in particolare si va precisando che è necessario insegnare la matematica partendo da un problema reale. La ricerca della soluzione permetterà, strada facendo, di affrontare i modelli matematici idonei alla sua soluzione. A ciò si affianca la possibilità di utilizzare la tecnologia che, in pochi attimi, risolverà un integrale piuttosto che rappresentare una funzione ecc.

Quindi, non più il lento operare “manuale”, con la necessità di sapere a fondo quel che si sta facendo, ma passaggi veloci giacché l’obiettivo vero non è la matematica fine a se stessa, bensì la soluzione del problema reale.

Si segnala che gli studenti italiani sono sì bravissimi nell’analizzare i modelli matematici in quanto tali, ma sono gli ultimi nell’applicazione pratica, vale a dire proprio nella soluzione di problemi reali.

Non è più obbligatorio adottare un libro di testo, ma anzi, le scuole dovrebbero preferire, semmai, una maggiore dotazione tecnologica - compreso l’insegnamento a distanza che espande le ore di lavoro e studio al di fuori del tempo scolastico - anche nella prospettiva del nuovo esame di maturità che non vieterà più l’uso di calcolatori programmabili d’ultima generazione.

La matematica bella, elegante, affascinante è appannaggio di appena un 5 o 6% degli addetti ai lavori e, per tanto, quest’aspetto della disciplina è alquanto trascurabile.

Abbiamo chiesto a don Mario Ferrari - presidente del Centro Ricerche Didattiche “Ugo Morin” - se tale nuova prospettiva, inquadrata nelle Nuove Indicazioni Nazionali, potrà essere utile a far apprezzare meglio ai nostri ragazzi una disciplina così importante per “il cittadino”.

La matematica – ci spiega il professor Mario Ferrari - è la disciplina dei problemi. Essa è nata, si è sviluppata e continua a svilupparsi cercando di risolvere problemi. Problemi posti dalla realtà quotidiana, da altre discipline scientifiche e sociali e problemi interni alla matematica stessa. È naturale, quindi, che la matematica sia studiata partendo da problemi. L’ambiente più adatto a risolvere problemi – continua il professor Ferrari - è il laboratorio, sul quale le Nuove Indicazioni insistono molto.

È nel Laboratorio che i ragazzi imparano a modellizzare problemi, a fare congetture, a verificarle, a discutere fra loro, a confrontare con gli altri le proprie idee. Il laboratorio è anche lo “spazio” più adatto anche per l’uso delle nuove tecnologie da utilizzare anche per evitare o affrontare calcoli complessi. Io credo che il laboratorio sia anche lo “spazio” più adatto per gustare la matematica, per vederne la bellezza, la forza, la potenza, ma anche i suoi punti deboli.

Lo sforzo per costruire una matematica bella deve essere continuamente perseguito anche per aumentare quella bassa percentuale del 5 o 6% di cui si parla nel testo più sopra. Solo una matematica bella – termina il professor Mario Ferrari - rimane impressa nella mente e contribuisce a farne una disciplina “amica” che ci accompagna nella vita, ad essere, quindi, veramente una matematica per il “cittadino”.

Franco Boscolo

Last modified onDomenica, 05 Giugno 2016 13:38