In politica, non sempre alle buone "premesse" seguono buoni risultati

Qualunque cosa se ne pensi, qualunque giudizio si dia della sua politica o della sua persona, "The Donald" (Trump) sembra essere coerente con quanto ha promesso in campagna elettorale.

Ha promesso di tagliare le tasse, un atteggiamento più critico verso ONU e verso i fautori dei diritti civili, e si attiene a ciò. Se lo compariamo con Mario Monti, prof-bocconiano (noto che in Bocconi anche solo un accenno a Keynes, che non era un sovversivo, ma un economista che sostiene l'intervento statale, peraltro per nulla "onnivoro", in economia, provoca risate e allusioni poco piacevoli) che non solo ha creato con il suo governo quantomeno vari problemi (riforma Fornero, ma non solo) ma ha fatto una politica tutt'altro che liberale-liberista come da lui sempre teorizzata, innalzando imposte, tasse, gabelle varie.

Certo non è il solo, ma da chi è "liberista puro" ci si sarebbe aspettato altro. Trump "buono", Monti "cattivo"? No, i giochi sono certo più complessi, ma è da riflettere sulle promesse (e sulle premesse) di ogni politico, o economista "prestato" alla politica, e la prassi operativa dopo, quando il politico o il quasi politico diviene capo di governo...

Eugen Galasso

Last modified onSabato, 30 Dicembre 2017 20:16