Vecchi incredibili testi di Arfè

Gaetano Arfé (1925-2007) è stato uno storico del pensiero ma anche dei movimenti politici, ma anche un militante socialista fino al 1985, anno nel quale esce clamorosamente dal partito, esponendo il suo totale dissenso rispetto alla linea di Bettino Craxi.

Scrive poi "La questione socialista" (1986) e in seguito -1987- verrà rieletto nelle liste della "Sinistra indipendente". Ritrovo nella pubblicazione (due libri) in omaggio alla rivista "Il Ponte", che compie 75 anni - essendo stata fondata da Piero Calamandrei, grande giurista, padre costituente e convinto socialista - un suo saggio del 2005, sempre in "Il Ponte", anno CXI°, n.10, appunto dell'ottobre 2005, un suo saggio intitolato "Perché non possiamo dirci socialisti" (che riecheggia il "Perché non possiamo non dirci cristiani" di Croce e invece il "Perché non possiamo dirci cristiani" di Bertrand Russell).

Tralascio altre questioni, pur importanti, che Arfé solleva, per es. rispetto al fatto (quasi "incredibile" se non si conosce la storia del socialismo) che persino Giuseppe Saragat, leader del PSLI (Parito socialista dei lavoratori italiani), poi PSDI (partito socialdemocratico), sempre tacciato a sinistra di essere completamente infeudato agli interessi degli USA e della Nato, in vista della riunificazione tra PSDI e PSI della seconda metà degli anni 1960, riteneva comunque necessario un ancoramento al materialismo storico di Marx ed Engels, e sottolineo quanto lui scrive per considerare la posizione relativa a Craxi, che lui taccia di aver creato un gruppo di potere dirigista, legato (pensate...) al gruppo di potere che sosteneva il presidente Tito nell'esperienza jugoslava dopo la rottura con Stalin e il Comintern.

Ora, che Craxi fosse un "decisionista" lo sappiamo, vederlo come un burocrate che si serve di un team di burocrati di stampo "comunista" appare quantomeno "fantasioso"...

Eugen Galasso

Last modified onMercoledì, 26 Febbraio 2020 16:18