Serge Noiret: Università virtuali ed insegnamenti virtuali: un futuro anche in Europa?

Serge Noiret: Università virtuali ed insegnamenti virtuali: un futuro anche in Europa? 

Vorrei parlare di alcuni progetti europei e italiani di didattica nei laboratori virtuali anche se non riguardano specificamente la storia. 

Nell’Unione Europea e in particolare nella Commissione di Bruxelles, presso la dg-xxii (Education, training, youth) trovano potenzialmente posto i progetti educativi che integrano anche nuove tecnologie. Andiamo sul sito web della dg-xxii con il programma socrates e l’appen­dice per gli studi superiori, il programma erasmus. Uno dei presupposti di socrates verte anche sulle nuove tecnologie volendo favorire la «open and distance education in the European context». Esiste inoltre il programma Leonardo da Vinci per l’educazione a distanza, ora incorporato in Erasmus plus.

Rimaniamo tuttavia molto lontani dai progetti americani di università virtuali e di iniziative nel campo delle telecomunicazioni applicate all’educazione. Per di più l’immagine che emerge da Internet dei progetti europei è spesso confusa e poco lineare. Alla pari di alcuni consorzi di università americane finanziati anche con il contributo delle società private come Microsoft, Apple, Ibm ecc., i progetti europei vengono anch’essi distribuiti tra università diverse unite a ditte private e alla Commissione Europea. Tuttavia i progetti europei mancano spesso di indicazioni precise sui loro contenuti. Essi offrono all’internauta poco oltre alcuni informazioni molto generiche e non parlano degli obiettivi raggiunti, dei lavori realmente effettuati nel quadro dei progetti lanciati spesso per più di quattro anni. Si vede che in Europa non si ha ancora bisogno di sgominare una concorrenza agguerrita come sul mercato ame­ri­cano. (read more_clicca sul titolo)

Un progetto legato sempre alla dg-xxii, è il programma dune, presso la European Association of Distance Teaching Universities – eadtu. dune tenta di pro­muovere e aiutare a crescere «the creation of a European network for higher level distance education». Si può inoltre citare il progetto europace 2000 (European program for advanced continuing education 2000), fatto anch’esso con il contributo finanziario della dg-xxii, che fa convergere diverse università grazie alle tecnologie della comunicazione applicate al distance learning soprattutto per le formazioni permanenti, gli aggiornamenti degli studenti e i corsi complementari nel quadro di un’educazione continua nel campo dell’ingegneria industriale delle telecomunicazioni. 

Accenniamo infine ad un’associazione nata già nel 1991: la eden, European Distance Education Network, che conta anche membri italiani. La eden è un’or­ganizzazione ben ramificata in Europa con anche numerosi contatti internazionali incorporando le maggiori università “aperte” o “a distanza”. La eden ha organizzato la sua settima conferenza annuale a Bologna nel giugno 1998  con numerosi seminari in parallello e specialisti venuti da tutte le parti del continente per fare il punto sull’odl, l’Open and Distance Learning e l’apporto delle nuove tecnologie alle real­tà consolidate delle open universitis europee. La eden pubblica da poco una rivista elettronica, la eurodl, che riprende dibattiti e informazioni sul tema dell’insegnamento online nelle università. 

Ritornando in Italia, diamo anche uno sguardo ai progetti del murst (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica), che ha partecipato all’organizzazione dei seminari bolognesi dell’eden. Nei progetti finanziati per il 1997 nelle aree storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche, nessuno riguarda le applicazioni didattiche della rete e/o delle tecnologie multimediali e nemmeno delle nuove tecnologie del computer applicate a queste materie. Bisogna invece cercare nell’area Ingegneria industriale e informazione per trovare quattro progetti che toccano direttamente le tecnologie della comunicazione e forse uno dei quattro anche quelle delle nuove tecnologie della comunicazione applicate all’insegnamento. 

Un altro discorso sembra essere, da poco nel campo storico, quello dell’uso delle nuove tecnologie applicate a specifiche discipline. Alcune università cominciano a integrare l’informatica applicata come nuova materia ammessa al corso di laurea in Storia visto che cresce l’interesse dei docenti e degli studenti per moderni metodi di ricerca integrati con le nuove tecnologie. Si può infatti citare come esempio quello del Dipartimento di Storia dell’Università degli studi di Firenze, corso di perfezionamento in Problemi e metodi delle ricerca storica, Informatica per la storia e le discipline umanistiche, che offre per la prima volta in assoluto, nell’anno accademico 1998-99, un corso di 70 ore annue che si propone di affrontare I temi relativi alla introduzione di nuove tecnologie nel lavoro dello storico. Il corso è suddiviso in due parti, una di lezioni e una di esercitazioni in laboratorio. In questo corso, oltre agli usi ormai tradizionali pubblicizzati e documentati da più di un decennio dalla ahc e da altre realtà accademiche europee e americane, ovvero dall’uso del computer e dei suoi programmi informatici applicati alla storia, una delle lezioni che si indirizzano al pubblico già laureato riguarda proprio l’aspetto che ci interessa in questa rubrica di risorse disponibili in rete: editoria elettronica; esempi di utilizzazione didattica

Si vede dunque che la rete – i suoi contenuti e i suoi usi – entra a far parte anche di nuovi corsi di dipartimenti di storia, un primo passo se si guarda ai contenuti che abbiamo descritto di usi di Internet nella didattica della storia negli Stati Uniti, un paese nel quale l’elemento democratizzante insito in Internet – la diffusione – e quello delle capacità tecnologiche straordinarie offerte dalla rete permette oggi di pensare in termini di università virtuali e anche di lauree virtuali. Anche nella tradizionalista Oxford, per le materie meno legate all’innovazione tecnologica come quelle umanistiche e letterarie, si parla per il prossimo anno accademico di permettere l’iscrizione a un corso di laurea tramite Internet nel quale i laboratori virtuali, le video-conferenze in Internet, le discussioni dirette tra professori e alunni e gli esami, saranno all’ordine del giorno per tutti gli iscritti al corso che potranno dunque ottenere una prestigiosa laurea magari rimanendo in qualsiasi luogo del globo e superando poi gli esami in diretto collegamento via Internet nei British Councils quando non sia possibile recarsi in sede a Oxford. In Europa le cose si stanno dunque muovendo e non solo nelle isole britanniche tradizionalmente meglio collegate con gli Usa.  Conferenze e seminari di studio si stanno moltiplicando in Europa nel 1998 fino a giungere alla conferenza internazionale dell’unesco di ottobre sulle nuove possibilità e strategie dell’odl. 

Queste esperienze seminariali rimangono tuttavia assai embrionali nelle loro applicazioni pratiche per quanto riguarda la storia, la disciplina di nostro interesse. Infatti, a quando una laurea in storia online in Italia? E, soprattutto, a quando una laurea in storia “europea” online su Internet che si potrà conseguire su standards europei simili a quelli già citati a proposito della storia americana ai quali potrebbero collaborare scienzati delle varie nazioni che formano l’Unione nel rispetto delle tradizioni e delle esperienze nazionali?

Un primo passo potrebbe essere quello di fare migrare alcune lezioni di storia e alcuni saggi storiografici importanti sulla rete, magari consultando in proposito docenti di varie università. Una volta su Internet, questi stessi docenti dovrebbero obbligare gli studenti a integrare una nuova dimensione nei loro studi e nelle loro ricerche con l’aiuto di corsi tecnici di preparazione come quello offerto dall’Università di Firenze, al quale abbiamo accennato sopra. Il passo “tecnologico” non richiede nuove conferenze internazionali progettuali di sistemi di avanguardia. Le tecnologie attualmente in uso negli usa e in alcune università europee sono già state testate e sono facili da usare.

Quello che manca invece è il lavoro scientifico tradizionale da parte dei docenti più qualificati da portare su Internet in collaborazione con tecnici delle reti di comunicazione e del web e un investimento degli editori nel settore delle pubblicazioni digitali, un tema, questo, che affronteremo in altri Spazi OnLine. Il passo da fare è breve, le istituzioni storiche non universitarie con fondi d’archivi importanti da sfruttare grazie a progetti multimediali ci sono e hanno un domicilio sulla rete 89. Allora che cosa si aspetta? Chi passerà per primo il Rubicone? 

  

 

Last modified onDomenica, 05 Giugno 2016 12:51