Se n'è andato Mario Soares, protagonista portoghese della stagione d'oro dell'eurosocialismo

E' scomparso ieri Mario Soares (meglio Mario Alberto Lopes Soares), grande leader socialista europeo, più volte presidente del consiglio nel suo Portogallo e due volte Presidente della Repubblica (sarebbe stato ricandidato per la terza volta, ma non era un "acchiappatutto" come Napolitano...).

Dottore in filosofia e come tale docente anche in Francia, ma anche avvocato e come tale difensore degli oppositori della dittatura di Antonio Salazar e poi di Marcelo Caetano (i dittatori fascisti che dominarono il Portogallo rispettivamente dal 1932 al 1968 e dal 1968 al 1974, dove Caetano introdusse solo qualche timido spiraglio di "apertura"), a sua volta esiliato, poi reduce in patria e protagonista della "Rivoluzione dei garofani", Soares fu un vero "facitore di socialismo", protagonista, con Mitterand, Craxi, Schmidt, Gonzalez, dei "glorydays" del socialismo europeo.

Da esponente portoghese e come tale relativamente "escluso" dal consesso europeo (il Portogallo, già potenza coloniale, si trova notoriamente in una condizione di ingiusta esclusione in quanto ora paese povero e i rapporti con la Spagna sono...particolari, dato che, anche secondo un famoso pensatore spagnolo, "I Portoghesi sono Spagnoli mancati" (e mancanti, sostanzialmente aggiunge), riesce a far sentire con forza la sua voce, divenendo un dolce e al tempo stesso forte "pater patriae" del Portogallo liberato dalla dittatura e un leader europeo che rimpiangeremo per anni, vista anche la relativa, pur se non totale, debolezza, a livello leaderistico, dell'attuale socialismo portoghese.

Quella dell'"eurosocialismo" era una stagione particolare, che sembra purtroppo "messa in mora" dall'attuale strapotere del "PPE" (Partito Popolare Europeo), vera "balena bianca" europea. Eugen Galasso

Last modified onDomenica, 08 Gennaio 2017 12:05