Scompare Alberto Arbasino, un grande scrittore innovatore

Muore, con Alberto Arbasino (scomparso a 90 anni), un altro grande esponente del cosiddetto "Gruppo 63", che comprendeva altri grandi autori quali: Umberto Eco, Alfredo Giuliani, Nanni Balestrini, Luciano Anceschi, Renato Barilli, Elio Pagliarani, Giorgio Manganelli, Giuliano Scabia e altri, tra cui, per fare un'altro nome, Gianni Celati.

Se alcuni degli esponenti del gruppo erano più inclini a una contestazione di tipo politico (ex:Balestrini) altri, come Eco, Barilli, Anceschi, miravano piuttosto ad una "rivoluzione estetica" e di linguaggio. Chi la praticava nelle sue opere era Arbasino.

Dapprima ricercatore universitario, Arbasino, nativo di Voghera (contro il cliché famoso della "casalinga di Voghera"...), con opere come "La bella di Lodi" (1960), "Fratelli d'Italia" (1963"), ma soprattutto con "Super-Eliogabalo"(1969), come anche di saggi geniali quali "L'ingegnere in blu" (2008) - dedicato a Carlo Emilio Gadda, scrittore geniale quanto volutamente trascurato per decenni - è stato un innovatore straordinario soprattutto nello stile, talora volutamente "caotico", proprio nello spirito del "Gruppo 63".

Anche parlamentare, negli anni 1980 quale indipendente nel PRI, Arbasino era anche molto argutamente polemico: in polemica con Montale  diceva: "Il male di vivere lo incontravo a Voghera, ma non lo salutavo".

E ancora, da omosessuale dichiarato quale era, definiva polemicamente il World Pride Gay come "l'orgoglio del sedere". Una posizione peraltro simile a quello di un altro grande gay scomparso di recente, il grande regista, scenografo, autore fiorentino Franco Zeffirelli - che invece era un gay cattolico - accomunati, i due personaggi peraltro molto diversi, dall'antiretorica.

Eugen Galasso

Last modified onMartedì, 24 Marzo 2020 16:17