Milos Forman è scomparso. Ci lascia dei bellissimi film.

Il regista , sceneggiatore, attore ceco Milos Forman, morto a 86 anni, è stato un autore di cinema tra i più significativi.

In Repubblica Cecoslovacca, negli anni Sessanta, aveva realizzato due film significativi: "L'asso di picche"(1964) e "Gli amori di una bionda" (1965), ma la sua vera fama arrivò quando si trasferì in Occidente, negli States, con "Taking Off" (1971), beffarda satira delle famiglie americane, poi con "Qualcuno volò sul nido del cuculo" (1975), dal libro-testimonianza di Ken Kasey, sulla realtà manicomiale di qualche anno prima, una denuncia formidabile dell'oppressione psichiatrica, un film che è conosciuto un po' da tutti e che ha segnato l'epoca.

Poi ha girato "Hair" (1979), la trasposizione filmica del celebre musical-epopea hippie, ancora "Ragtime" (1981) sugli anni Trenta del proibizionismo, lo straordinario "Amadeus" (1984), demistificazione dell'uomo Mozart, che ne potenzia, però, la grandezza come musicista, altro film che rappresenta un punto fermo della filmografia.

Troviamo poi ancora nella sua produzione intelletuale "Larry Flint" (1999), su un celebre personaggio del "porno", e "L'ultimo inquisitore" (2006).

Nemico delle convenzioni e degli schemi troppo facilmente e rapidamente interiorizzati, Forman era autore di enorme capacità formale ed estetica, dove però la costruzione tecnica perfetta si rapportava sempre con un referente preciso, che esso fosse l'eroe fuggito dal manicomio concentrazionario, Mozart privato e pubblico, o altro ancora, o, appunto, un'epoca come nel film "Hair" o in "Ragtime".

Dovendone scrivere in quest'occasione triste, bisognerà dire che l'uomo aveva quella dose di autoironia che gli faceva affrontare i grandi successi senza "esaltarsi", senza cedere all'autocompiacimento che tende sempre a sopprimere le potenzialità migliori di un artista.

Eugen Galasso

Last modified onDomenica, 15 Aprile 2018 07:20