"El Pais" e le contraddittorie critiche a Trump

Incredibile, la pervicacia anti-trumpista di certa intellighentsia europea, a fianco di preoccupazioni certo legittime: così, ne l"progressista" "El Paìs", da giorni, anzi settimane, sparate contro il neo-presidente: se pensiamo che a fine ottobre (il 30) il giornale era molto scettico sul bilancio della presidenza Obama, accentuandone anche gli aspetti negativi, non si capisce perché il quadro proposto della futura presidenza Trump sia quasi totalmente negativo,

Certo, da un lato dovremmo ricordare che un "saggio commentatore" italiano in un talk-show del mattino (oggi 20 novembre) quasi gridava: "Speriamo siano solo quattro anni" (sarebbero invece otto se Trump venisse rieletto), ma ciò non giustifica le intemperanze del giornale-rivista made in Spain che è considerato "migliore" di "Time", d i"Le Monde", della "Sueddeutsche Zeitung", di "Repubblica" (cito giornali, salvo "Time" di area politica contigua a "El Paìs").

Così Amanda Mars, da New York ricorda che "Nel 1973 fu denunciato, insieme a suo padre, per discriminazione nell'ingresso di famiglie negre nelle sue proprietà" (El Paìs di domenica 13 novembre, p.2). Non viene citata la fonte eventuale né le fonti (se più di una), ma si butta là la notizia, da credere come Verbo indiscusso... Meglio, ma non troppo, l'inserto culturale, nel quale Timothy Garton Ash, docente di "Studi Europei" a Oxford, parla di "populismo" per Trump ma non solo, ma almeno riconosce che: "Dobbiamo cercare di usare-...un nuovo linguaggio che possa attrarre, come contenuto e sul piano emozionale, quell'ampio settore dell'elettorato populista (declinare, prego! Detto così indica tutti e nessuno...e.g.) che non è irrimediabilmente xenofobo, razzista e misogino (per esempio, evitare di chiamarli "miserabili")" (El Paìs, sempre del 13/11, p.3 del supplemento"Ideas").La parentesi, giustamente, è rivolta all'irrimediabile "cretinata" di Hillary Clinton, che si era espressa così a proposito dei votanti per Trump...

Peggio Luis Bassets, a p.4., che nel suo testo "Geopolitica del trumpismo" dà per certo (per fede?) che "Trump rappresenta, già con le sue dichiarazioni, l'irresponsabilità di fronte all'avvenire del pianeta". Il filosofo e saggista Fernando Savater, che pure accetta come "dati a priori" concetti come "populismo" e "demagogia", afferma che conviene argomentare razionalmente piuttosto che gridare (bene!) e che "Sono da proporre alternative forti, non semplicemente appellarsi al pragmatismo e alla convenienza" (sempre in "Ideas" del testo citato, p.3). Rubén Amòn, a p.5, ammette che tutti i media USA erano anti-trumpisti...

Eugen Galasso

Last modified onDomenica, 20 Novembre 2016 21:22